|
Pastelli su carta (10 x 15) |
Nello stagno tuttoilmondo vivevano
un mucchio di creature, alcune più grandi, altre più piccole, ognuna di
esse conduceva la sua esistenza cercando di non farsi mangiare e di
mangiare a sua volta per non morire di fame.
In
questo garbuglio di esistenze intrecciate nel ciclo della vita, la
storia che mi trovo a raccontare ha dell’incredibile per la circostanza
dello strano abbigliamento.
In
questo stagno in cui i rospi conducevano la loro esistenza gracidando e
mangiando libellule, mosche ed altri insetti, un giorno uno di loro
guardandosi meglio nello specchio d’acqua da sopra una foglia, notò che
per distinguersi dalla moltitudine dei rospi ai quali somigliava fin
troppo e per darsi un tono di eleganza che ne avrebbe messo in evidenza
il carattere aristocratico, era il caso che si procurasse un elemento d’abbigliamento.
Si
confezionò con le proprie zampe, non senza dover superare molteplici
difficoltà, una cravatta con una foglia stretta e lunga, improvvisando
un nodo improbabile a memoria, dato che tempo prima gli era capitato
sotto gli occhi un brano di un foglio di una rivista in cui da una foto
si intravedeva una cravatta.
Quando
si avvicinò agli altri rospi, tutti presi a cacciare per cena, quasi
non lo notarono. Poi accortisi della particolarità, iniziarono a
gracidare sempre più forte, divertiti dalla buffezza dell’idea. A
memoria di rospo non se n’era mai visto uno che portasse la cravatta.
Per giunta questa sembrava anche lunga, tanto che arrivava a toccare il
suolo tra le zampe di chi la indossava.
Si
sentiva soddisfatto della figura che faceva e non gli importava se il
gracidare che si sentiva intorno era di divertito scherno: sicuramente
una rospa si sarebbe sentita molto più attratta da un rospo così
elegante.
Tutte
queste congetture quasi gli facevano dimenticare che era già ora di
cena. Gli altri rospi si erano già da tempo scelti i posti intorno allo
stagno e avevano teso le loro trappole con le lingue e avevano già
divorato diversi insetti. Se non voleva restare a bocca asciutta era il
caso che si desse anche lui da fare, tanto più che il suo stomaco aveva
già iniziato a brontolare.
Si scelse un posto e vi si appostò con tutta la sua cravatta che gli cadeva sui piedi, con calma si predispose all’attesa.
Dopo
un po’ una mosca si avvicinò, lui fece per spiccare il salto per
afferrarla al volo, ma la cravatta che aveva tra le zampe lo fece
incespicare e invece di saltare in alto, si ritrovò a rotolare giù fin
dentro lo stagno.
Quando
uscì dall’acqua tutto grondante e livido per la brutta figura, oltre il
gracidare divertito di tutta l’allegra brigata di rospi e rospe dello
stagno, si dovette pure sorbire il ronzare eccitato degli insetti.
Non solo la mosca che aveva mancato, ma anche altri insetti, generalmente prede impotenti, si facevano beffe della sua cravatta.
Dopo quel giorno, che difficilmente si sarebbe dimenticato, nello stagno non si vide più nessun rospo con la cravatta.
( da Fra' Tante Storie ed Altre ancora, pubblicato su www.fratantestorieedaltreancora.blogspot.com e su www.friarmanystoriesandmanymore.blogspot.com di Bruno Mattu)